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#03: Sfavoriti dalle stelle, una porta si apre… [1997] Confessions
Dopo la dura e spossante bufera che fu il tour di mellon collie (suonare per più di un milione di persone, morte, distruzione, controversie, infiniti dolori, le lacrime e la fama finale, i fallimenti più semplici) mi sentivo completamente e totalmente svuotato...tutte quelle cose che avevo rimandato emotivamente (dato che mi ero "lasciato" trasportare dall'abbagliante successo mai avuto prima) ritornarono non molto in punta in di piedi e esigevano che io le affrontassi IMMEDIATAMENTE!!!! Quindi, ovviamente, le ignorai. Dal licenziamento di Jimmy (e la perdita del mio migliore amico e, musicalmente, anima gemella) fino alla separazione da mia moglie, la morte precoce di mia madre, e l'essere musicalmente esausti (avendo scritto e registrato più di 50 canzoni in così poco tempo, senza contare tutti gli spettacoli in giro per il mondo), avevo costruito una superstrada al di sopra questi traumi e mi ero prefisso di continuare per la mia strada (era stata una valida strategia nei precedenti 10 anni, quindi, perché non continuare?)...avevo smesso di vedere la terapista da cui andavo dal 1994 (più o meno a metà tour), e, invece di chiedere aiuto a qualcuno continuavo a rintanarmi sempre più in me stesso...la mia "vita" era diventata una serie di "eventi" che si susseguivano uno dopo l'altro...finali di basket, inaugurazioni di mostre d'arte, vacanze, feste, altre feste, e, ovviamente, le cene dei vip (tu, altri 3 vip e tutto il loro seguito)...mi fotografavano ovunque andassi, e mi consolavo dicendomi che se ero importante dovevo sapere cosa stavo facendo (in effetti una logica abbastanza triste)...

Per fuggire iniziai a prendere ecstasy in quantità industriali, e, dato che ho un'allergia all'alcol, prendevo un sacco di pillole, gli antidepressivi sono come delle anfetamine per me, mi rilassano e mi svegliano...la sola idea di mettermi a suonare dei riff rock mi rendeva triste e mi dava la nausea...proprio non mi andava di fare musica a causa di quello che mi sentivo dentro, che mi spinge a comporre musica lugubre o meglio ancora, a non comporne per niente...dei vecchi e cari amici mi imploravano di prendermi una pausa, ma non sapevo cosa fare di me stesso...la musica è il mio modo di trattare con i miei sentimenti, ma fare musica significava avere a che fare con persone, situazioni e luoghi che non mi sentivo pronto ad affrontare...mi rintanai nella mia casa vittoriana a Chicago e mi misi a lavorare...tenermi occupato mi tranquillizza...per la maggior parte del tempo me ne stavo semplicemente seduto a suonare la chitarra acustica, a guardare la tv e a scrivere quelle che chiamo "piccole" canzoni...semplici canzoni che non necessitano il potente supporto della band...avevo una camera in più al piano di sopra sul retro che usavo per fare i demo...le canzoni avevano una specie di fascino accidioso, mi piacevano e trattavano delicatamente quello che stavo cercando di comunicare (e ciò significava tentare di trovare un po' di speranza in mezzo a tutti i dolori sepolti). Si pensava fossi felice, ero in cima al mondo (materialmente parlando) e tuttavia mi sentivo come un re detronizzato, come se non fossi più io a regnare sul mio impero, ma fosse il contrario...ero diventato davvero un "topo in trappola" [rat in a cage, ndt]. I fan si sedevano fuori casa mia e mi aspettavano a tutte le ore del giorno...alcune volte la gente mi saltava addosso da dietro i cespugli, avevo tre stalkers, uno che scriveva lettere su come sognasse di me che lo violentavo (dovemmo chiamare la polizia), chi copulava nel mio giardino (e poi se ne vantava con gli altri fan), chi mi rubava la spazzatura e pubblicava le foto su internet, o, ah-ah-ah, fracassava zucche sul mio portico...avevo la continua sensazione che la gente mi osservasse quand'ero in casa...cercavo di evitare in ogni modo le finestre, o chiudevo le tendine nei giorni assolati...sembrava uno stato d'assedio e cercavo di essere il più indifferente possibile. Il lavoro era l'unico posto che reputassi sicuro.

James, D'arcy ed io entrammo nella Chicago Recording Company con Matt Walker alla batteria, e in poco più di 3-4 giorni buttammo giù velocemente alcune delle nuove melodie (la versione album di annie-dog la registrammo live in queste sessions, proprio come la prima versione di For Martha senza testo)...James, D'Arcy e Matt suonavano davvero bene (registravamo live) e sembravano apprezzare le nuove canzoni...la mancanza di qualsiasi pressione esterna, l'atmosfera rilassata, sembrava andare a genio a tutti quanti ed eravamo ottimisti riguardo al disco che ci aspettavamo fosse più veloce e meno doloroso da fare (all'inizio avevo calcolato che ci avremmo messo 6 settimane per registrare Adore – per Mellon Collie c'erano voluti otto mesi)...incoraggiati dagli ultimi lavori, decisi di iniziare l'album "per davvero"...volevo che fosse registrato tutto live, o se non del tutto live, volevo che fosse fatto in fretta...ero ispirato dall'approccio di Bob Dylan negli anni '60, fare le canzoni solo quando hai voglia e finirle molto alla svelta (dopo 1 o 2 registrazioni)...dicevo a me stesso che questo era quello che mancava alla band, questo senso di libertà e spontaneità...

Io e la mia ragazza decidemmo di prenderci una vacanza alle Bahamas...mentre eravamo seduti all'ombra sulla spiaggia l'unica cosa di cui potevo parlare era il tipo di album che volevo fare, e di come mi sentissi insicuro se quella fosse una buona idea...le demo sessions (anche se ne ero contento) suggerivano un approccio più delicato, più acustico, che in sé per sé, non è un'idea molto radicale...la mia mente, che lavorava con gli straordinari, si chiedeva se la nuova musica fosse abbastanza "progressive" (uno dei "biglietti da visita" della band, da portare avanti con determinazione)...avendo avuto da sempre interesse per la musica elettronica, potevo sentire nella mia testa un nuovo miscuglio di due sensazioni (acustica ed elettronica)...tutto ciò mi eccitava come nuova direzione, ma allo stesso tempo, qualcosa nel mio stomaco mi diceva che non era una buona idea...non riuscivo a trovare una soluzione, quindi continuavo a parlare di quello che avrei dovuto fare...la mia ragazza si stancò di sentirmene parlare, quindi scattò e mi urlò che se era quello che volevo fare o lo facevo o la dovevo smettere di parlarne...senza fermarmi a riflettere neanche un attimo dissi "hai ragione, lo farò" e la questione fu chiusa per sempre nella mia mente...nei miei pensieri caotici mi immaginavo di fare questa importante non-affermazione contraria a quella più grandiosa che avevo appena fatto con l'album precedente...questa era una logica completamente disfunzionale, e senza neanche rendermene conto, mi stavo preparando per un altro suicidio...solamente che questo sarebbe stato un suicidio della carriera...si sarebbe dimostrato il mio modo di frantumare tutto attorno a me.. (e in questo caso, si dimostrò un vero successo).

Andai in vacanza ad Istanbul, Turchia...senza fare alcuna ricerca decisi di andare lì solo per una sensazione viscerale che quello fosse un posto che dovevo visitare...non ero sicuro del perché dovessi andarci, sentivo semplicemente che dovevo...la mia ragazza venne con me, e ci sistemammo in un hotel a 5 stelle, che, a mia insaputa, era collocato in una ex-prigione dove si torturavano persone (famosa per le riprese del film degli anni '70 Midnight Express)...cattivo presagio...1 su 47...la città, conosciuta come Costantinopoli era una volta l'incrocio del mondo e la capitale del Sacro Romano Impero...l'architettura era incredibile e la sua storia mozzafiato... c'era solo un problema...la gente ci era totalmente ostile (era prima del 9 settembre)...ovunque andassimo respiravamo razzismo anti-americano...certamente alcune persone erano socievoli e affettuosi e facemmo addirittura amicizia con il proprietario di un ristorante che ci portò in giro (mi aveva riconosciuto, scommessa persa della mia ragazza che aveva detto che nessuno mi avrebbe riconosciuto in Turchia, scommessa persa dopo solo 4 ore che eravamo arrivati)...ma in generale c'era un'atmosfera di minaccia, la sensazione di non sentirti benvenuto...il cibo ci viene servito con sgarbo, la gente vicina mangiava e faceva commenti di sottecchi sulla mia ragazza, che addirittura viene aggredita in strada senza ragione...fu una vacanza da incubo...mi ritirai e non volevo neanche uscire dalla mia stanza d'albergo...non riuscivo a capire assolutamente perché fossimo arrivati lì...
Ogni mattina alle 4:45 era il primo canto di preghiera, l'albergo stava proprio accanto a Haga Sophia che è una delle più famose moschee del mondo...quindi immagino che l'uomo che cantava la preghiera fosse uno dei migliori al mondo...è così difficile descriverlo, ma quell'uomo che cantava sembrava Jimy Hendirx (quando suona l'inno nazionale) con la sua voce...quando iniziava, lo seguivano altre cento moschee...tutta la città si accende al suono, e nel mio stato di dormiveglia, sentivo quest'uomo cantare (proprio diretto a me) trapassandomi l'anima...sta distorcendo la voce con il colore di 2000 anni.. E poi, mi colpisce per via del sound che sto cercando per l'album...l'antico suono della vita e l'amore mescolati con una straripante distorsione (vocale) che è terrena...il suono di quest'uomo che canta divenne il mio modello per il sound di Adore...a quel punto sapevo perché eravamo andati fin lì...

Stavamo passando una vacanza così brutta che decidemmo di interromperla...il nostro volo era di pomeriggio, così ci svegliammo presto, portammo tutti nostri piatti e le cose che avevamo comprato al mercato antico allo sportello (per farceli spedire a casa), e facemmo un giro per la città, un'ultima volta...avevamo rimandato Haga Sophia fino alla fine, perché era la destinazione più famosa e pensavamo che sarebbe stata anche la più affollata...mentre camminavamo nel complesso della moschea, vengo verbalmente aggredito da un venditore di strada perché mi rifiutavo di comprendere le sue locuzioni per indurmi a comprare la sua merce (in varie lingue come minimo):"Yankee go home, fuck you, fuck America...American piece-a-shit"...dopo 10 giorni di questo nonsense, gli scattai contro ed ero pronto a prenderlo a pugni...improvvisamente mi ritrovo solo con 4 suoi amici attorno...le cose mi stavano sfuggendo di mano, e mentre entravamo, non riuscivo neanche a godermi l'immensa bellezza del luogo...ero nel crocevia della storia e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era come mi avrebbero conciato non appena sarei uscito dalla porta. Quindi, tanta bellezza e tanta bruttezza...tutti i segni di avvertimento sono lì perché io li veda...il mio futuro, il mio passato, tutto mescolato con la mia "sconnessione" da rockstar dalla realtà...con tristezza ignorai, o non vidi, tutti quei segni...(quando tornammo a Chicago, tutti i piatti arrivarono in mille pezzi)...

Si supponeva che adesso mi riposassi, invece io stupidamente decisi che ci saremmo trasferiti in uno studio diverso ogni settimana (6 settimane, 6 studi) per mantenere una certa freschezza...ciò significava impacchettare tutto e spostare chitarre, cavi, amplificatori ed altra roba del genere ogni volta...questa in teoria sarebbe una buona cosa per la creatività (la teoria del tenersi in movimento), ma portò a dover sopportare ogni tipo di questione tecnica (il che rischiò di far affondare le sessioni)...presi Brad Wood come co-produttore per via del suo gran lavoro con Liz Phair e Red Red Meat, perché pensavo mi potesse aiutare a cogliere il sound che stavo cercando...tutto era pronto per partire, non facevamo neanche le prove, volevamo imparare le canzoni sul momento.
  03
   

Il primo giorno incontrai Bjorn, l'esperto di pro-tools (non potevo sapere che avremmo lavorato insieme anche nei successivi 4 album, ma sarebbe diventato anche un mio buon amico)...la prima canzone che volevamo registrare era una bellissima canzone acustica che io prevedo come prima traccia dell'album...James e D'arcy non erano nemmeno nello studio quando iniziai a lavorare (ed era una cosa piuttosto comune)...avevo comprato una vecchia chitarra Martin con corde di nylon proprio per registrare questo pezzo in particolare...comunque, la chitarra non si accordava bene e quando arrivavo all'accordo di re, la maledetta stonava...troppo tardi!! Era ora di registrare...decisi di voler registrare le chitarre e la voce live senza click track...quando iniziai il primo take, tutto il mio corpo stava tremando...mi ero dedicato al momento con tutto me stesso come mai avevo fatto...mi sentivo impietrito, come se dovessi andare su una scogliera e non ci fosse nessuno a fermarmi (o a prendermi)...Bjorn più tardi mi disse che mentre suonavo Brad Wood si stava vantando con lui e gli altri nella control room su quante apparecchiature gratis aveva avuto dando il nome degli sp (anziché ascoltare la registrazione)...quando ebbi finito, chiesi a Brad come gli sembrava e lui mi disse "è perfetto!" (e in quell'ora registrammo To Sheila).
L'idea generale era buona, registrare una canzone al giorno, e all'inizio delle sessions si dimostrò eccitante e stimolante...stavo lavorando per lo più da solo come se fosse più semplice, più veloce e meno stressante...dopo molti anni di relazione passiva-aggressiva sul chi suona cosa, sul quando (e come), James e D'arcy adesso avevano imparato a lasciarmi fare senza ostacolarmi...Matt era il mio nuovo partner e mi stava accanto un sacco mentre io sfornavo tutte queste nuove idee...era veramente fantastico e davvero d'aiuto, e mi incoraggiava a continuare a provare...l'inizio di queste sessions mi sembrò magico, come se un nuovo mondo di possibilità si fosse aperto...molto prima che avessimo iniziato l'album, una canzone elettronica per il film Lost Highway [Strade Perdute, di David Lynch, ndt] era diventata una hit (la canzone Eye) questo si aggiunse alla sensazione che non avrei potuto sbagliare...tutto quello che toccavo (da 5 anni) diventava letteralmente oro...il che originò l'impressione che potevo fare qualunque cosa volessi, e ovunque andassi, e a quel punto avevo intenzione di affrontare una sorta di folk-rock futuristico ed elettronico (e avrebbe venduto comunque!)...ma come spesso succede a un'idea le cui fondamenta non si basano su puri intenti, mi ritrovai a secco molto presto...lentamente trovai che Brad, il mio ipotetico co-produttore non stava contribuendo molto alle canzoni...ero abituato a gente come Flood e Butch, che pensavano che la canzone che stavi cantando era tutto...Brad era più uno da "tipo di suono interessante"...ed è spesso il caso del mondo indie, era più abituato a una produzione intelligente per recuperare una composizione scadente...ma questo lo aveva lasciato senza l'abilità di sapere come cavarsela quando una canzone era ottima (come alcune di queste canzoni erano)...diventai sempre più isolato man mano che i giorni passavano...non avevo Jimmy lì vicino che mi teneva allegro (e che portava anche la musica ad un livello più alto)...eravamo arrivati ad essere James e D'arcy contro di me nel dipartimento del potere, e le loro argomentazioni vertevano più sul "siamo stanchi, prendiamoci un po' di tempo libero", che su quello che era meglio per l'album...anziché prendere atto delle mie diffidenze o insicurezze, iniziai a cercare qualcuno da incolpare per la mia mancanza di risoluzione...il lungo e lento crollo si ebbe dopo due o tre settimane...invece di darmi una calmata e vedere i presagi infausti, diventai ancora più testardo e continuai a forzarmi per fare di più...e purtroppo non ascoltai più nessuno...

Comunque, c'erano delle volte in quelle prime sei settimane in cui le difficoltà valevano lo sforzo...il momento più magico di quel periodo venne quando dovemmo registrare un lungo pezzo strumentale chiamato "48 accordi" (nota del fatto che gli accordi non si ripetevano fino alla 48esima battuta dopo), fino a quel punto non avevo affrontato il mio divorzio in nessuna nuova canzone, cosa che consideravo inconcepibile, vista la mia amara ricaduta, ma davo la colpa al fatto che mi trovavo in una relazione piuttosto felice e forse non me la sentivo di ritornare sull'argomento (la mia ragazza mi aveva proibito di parlare del mio matrimonio)...mi svegliai presto una fresca mattina di sole e buttai giù una poesia del tipo flusso di coscienza che mi sembrò avere molto a che fare con la rabbia che provavo per la mia ex-moglie...questo mi sorprese, ma ci pensai un altro po' sotto la doccia, la scrissi a macchina e me la misi in tasca pensando di poterne prendere i versi migliori per una canzone anche se non ancora scritta...arrivai allo studio, mettemmo il microfono al piano, e alquanto in fretta fissammo la lunga sequenza di accordi (prendevo tempo suonando con una lunga serie di pause)...il concetto basilare era che avrei messo delle chitarre e archi su di esse, creando un pezzo come se fosse per un film (una delle idee generali per Adore era che dovesse sembrare una colonna sonora per un film, con brani strumentali posti tra le canzoni cantate)...quando andai nella control room, senza ragione presi la poesia mentre gli altri erano impegnati a fare altro...iniziai a cantare i versi della poesia senza pensarci molto e sembrava quasi qualcosa di onirico, all'improvviso la canzone mi cadde dal cielo, venendomi velocemente in mente più in fretta di quanto potessi pensarla...mi eccitai molto e corsi fuori dicendo "sbrigatevi, vi prego!" impaurito dalla sensazione e dal pensiero che la canzone avrebbe potuto lasciarmi e non tornare mai più...nei successivi 20 minuti, lavorando riga per riga, buttai giù la canzone per intero...purtroppo ad ogni domanda che facevo a Brad, lui non sembrava avere una risposta valida, e non sembrava eccitato quanto me per il pezzo...sembrava quasi che volessi convincere qualcuno che il loro pasto avesse un sapore migliore di quello effettivo...semplicemente lui non era "con" me...ero lì in uno dei momenti più eccitanti della mia vita da studio e sentivo di essere su una barca da solo nel mezzo dell'oceano...non c'era nessun altro a cui potessi rivolgermi in quel momento (ancora senza band nello studio) quando ebbi finito di cantare tutti i versi della canzone, avevo bene in mente la situazione, Brad se ne sarebbe dovuto andare...

Sentendomi irrequieto e incerto, iniziai a incolpare Chicago per le nuvole grigie che avevano accompagnato le sessions...forse è il mio passato qui, troppe ombre e persone che mi remano contro...ovunque io guidassi a Chicago, mi tornavano in mente i miei fallimenti...ero già paranoico (dopo anni di auto-negazione) e non riuscivo ad accettare che ero al di sopra della mia comprensione...inoltre alla mia ragazza Chicago proprio non piaceva, e non voleva passare del tempo lì...immaginai che se ci fossimo ristabiliti altrove tutti quanti, lei sarebbe stata più contenta (e sarebbe tornata a stare con me durante la fine delle registrazioni)...avrei potuto avere un po' di incoraggiamento, la band avrebbe potuto avere un po' di sole, e tutto sarebbe migliorato "istantaneamente"!...dunque tra tutti i posti che avrei potuto scegliere e in cui avrei potuto trovare il cuore di quest'album, scelsi l'amata e spirituale Los Angeles, California...(aspettami Hollywood, arrivo...)


   
Traduzione a cura di adelaide - Correzione, adattamento e revisione a cura di BillyCorgan.it.    
Confession #02 Indice
Confessions
Confession #04
   

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