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#22: Papà ne sa di più [1987] Confessions
Sto in cucina, che parlo con mio padre...del passato, del futuro, di qualunque cosa stia succedendo tra di noi...mio padre è una persona dolce, di buone intenzioni, finché non fai o dici qualcosa che supera uno dei suoi molti limiti emozionali dopodiché ognuno per sé...vivere con mio padre come faccio io, appena ritornato dalla Florida dopo un completo e assoluto fallimento, si è trasformato alla fine in una pacifica routine che sembra imparziale...non dipendo da lui se non per il tetto sopra la mia testa, e non chiede molto da me al di là dell'andare d'accordo e che io lavi i piatti regolarmente...il posto è una discarica tale che il concetto di 'pulito' è una nozione surrealmente soggettiva che comporta l'apparenza di un ordine sobrio e rigido, ma ovunque si guardi ci sono segni di lento oblio...essendo musicisti come siamo, è comune avere un Marshall mezzo impilato in cucina, utilizzato momentaneamente come spazio per tazze, piatti, chiavi, soldi, o robe per il cane...mio padre ha un Doberman Pinscher che ama più della sua stessa vita, un cane che si chiama 'Conan'...commenta regolarmente di come sia il cane perfetto per lui, perché il cane lo ama incondizionatamente e non sa parlare...questa agli occhi di mio padre è la relazione perfetta, qualcosa che chiede e spera non così segretamente anche per noi due...io adoro mio padre in modo assoluto, e trovo molto difficile cercare di non dire niente che lo faccia arrabbiare...per tutta la mia vita ha rinforzato l'idea che se una cosa non è così importante, non vuole assolutamente saperla...è strano per me che gli parlo nella stessa cucina in rovina, vedere che sembra aprirsi mentre discute del passato al di là degli aneddoti...

Avendoci lasciati a vivere e prenderci cura di noi stessi con la nostra matrigna circa 8-11 anni fa (dipende da chi sta contando), sono finalmente abbastanza sicuro nella relazione con mio padre da essere aperto su alcune cose che sono successe a casa quando lui era assente...sono arrivato a dover dipendere più dalla mia vera madre come filtro per tutto quello che era successo, perché lei è più coerente e non finisce col biasimarmi...la sua posizione è quella di una buona amica o confidente...ascolta, punta il dito contro chi pensa fosse in colpa (di solito mio padre, ma odia pure la mia matrigna), e mi ricorda che quelle cose sono finite ora, ecc...se c'è qualche colpa nella posizione di mia madre verso il passato, è che non ha mai voluto affrontare il fatto di averci abbandonati anche lei...ai suoi occhi, non ci ha mai completamente 'lasciati', bensì è stata una presenza importante nelle nostre vite per tutto quel tempo...il che è fin troppo vero...mio padre, d'altra parte, non riesce a rapportarsi con il danno causato dalle sue decisioni, generalmente prendendo la posizione "beh se ha ferito te, a me ha ferito ancora di più", il che rende ogni discussione o litigata un vicolo cieco fin dall'inizio...perciò tutto questo è qualcosa di nuovo, cercare di relazionarmi a lui in questa nuova maniera, per trovare un pochino di empatia nel suo cuore e guarire alcune delle ferite ancora brucianti...
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Stiamo parlando di qualcosa a caso quando improvvisamente arriviamo a parlare dei reali abusi che ho subito nel mio passato...com'è tradizione, mio padre ribatte di come ne ha subiti anche lui...io replico offrendogli alcuni degli abusi dei quali non era a conoscenza, si tranquillizza mentre le mie emozioni crescono...non lo sto biasimando, gli sto solo dando l'accesso ad uno spazio nel quale non avevo mai richiesto la sua presenza prima...sentendomi molto fiducioso, non esito a parlare, perché non c'è più niente per cui esitare...parlo a raffica ora, in modo dettagliato e a ruota libera, come sono propenso a fare...lui sta tranquillamente appoggiato alla porta che conduce alla stanza di mezzo...la porta d'ingresso è aperta, e il sole ci sta passando attraverso...è una bella giornata, ed è un momento che ho aspettato molto a lungo, perché finalmente vedo una traiettoria dal mio cuore all'orecchio di mio padre...

Mi ferma, e ripete qualcosa che ho sentito dire da mia nonna un sacco di volte (sua madre - in un altro contesto), in pratica un soliloquio su come la vita è dura e l'unico modo in cui puoi sopravvivere è dimenticarti di quelle cose e andare avanti...è un ragionamento nullificante abbastanza sofisticato, un mezzo per un fine che una volta è servito ad un'intera generazione che ha attraversato la guerra mondiale e il terrore nucleare, e me lo ripete quasi meccanicamente...gli dico che non si rende conto di quello che sta dicendo, cioè che se seppellisci la cosa, se ne andrà via...ma non è vero, perché basta solo guardare l'abuso di droghe nella sua vita, il casino che lo circonda, e la linea di lacrime al suo risveglio per realizzare che quella è stata una strategia senza effetto...non voglio seppellire la cosa, voglio scavare per recuperare i corpi e seppellirli propriamente e onorevolmente con dignità...non è una chiamata alla comprensione, è una chiamata all'azione, perché non voglio morire, o vivere nell'ombra di una morte simbolica, che per me è vivere ma non essere realmente vivi...

Perdo la calma con mio padre per la prima volta in vita mia, e lascio cadere la maschera che ho imparato a indossare, che è quella del figlio giudizioso, che lo sopporta e lo protegge dalla realtà anche se i muri stanno crollando intorno alle mie orecchie...la mia voce si alza, e lo riprendo per essersi girato dall'altra parte...gli dico, in termini privi di insicurezza, che lui non c'era, che non sa cos'è successo, che non ha idea di quello che mi è stato chiesto...e che sta facendo anche peggio dandomi la sua versione dei fatti, che dà più rilievo a quello attraverso cui è passato lui allora, e nessun credito ai sacrifici dei suoi bambini...è un momento attraverso il quale tutti i bambini devono passare, il momento in cui l'edificio familiare cade giù...non possono più salvarti, perché sei da solo, e forse lo sei sempre stato...mio padre è scioccato, perché non ha mai visto questo tipo di emozioni venir fuori da me...ha sempre saputo che sono emotivo, ma mi sono sempre rifiutato di crollare davanti a lui...le emozioni mi sommergono, e non riesco a controllare il misto di rabbia, sofferenza, tradimento e tristezza...scoppio in lacrime e lo lascio lì in piedi, maledicendo l'essermi preso la briga di dirgli tutte quelle cose...

   
Traduzione a cura di irs - Correzione, adattamento e revisione a cura di BillyCorgan.it.    
Confession #21 Indice
Confessions
Confession #23
   

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